Benedetta e Pier Paolo (i clienti) sono massaggiatori e fisioterapisti. Dopo aver affittato uno spazio commerciale, dentro un “capannone” prefabbricato, con pianta rettangolare di 95 metri quadrati, due grosse vetrine e un locale servizi, ci chiedono di progettare tre studi privati per i massaggi, uno spazio semi-pubblico per gli esercizi fisici e brevi presentazioni, una zona per l’attesa, due spogliatoi. Soprattutto ci chiedono grande flessibilità nella distribuzione dei vani.
Ascoltiamo e, dopo qualche incontro interlocutorio, proponiamo forme e spazi semplici (infilata di stanze rettangolari che si aprono su un corridoio illuminato con la luce naturale), materiali poveri e riciclati (utilizzo di pannelli di legno, obs e mdf), pareti e porte scorrevoli (disegnati senza acrobazie tecnologiche e realizzati artigianalmente dalla falegnameria Gardiman). Nei nostri pensieri nessuna immagine emblematica, né teorie da ipostatizzare, qualche vago ricordo di due allestimenti per le mostre “Architettura/Idea” e “Architettura/Conoscenza” alla Triennale di Milano (1981), qualche parola estratta dalle stra-ordinarie relazioni di progetto.