Il tema progettuale è la ristrutturazione di un edificio rurale a Graglia. Graglia è un paese pedemontano situato a destra del torrente Elvo, a pochi chilometri da Biella, un paese caratterizzato dal bel Santuario seicentesco, in parte incompiuto e austero, dal clima mite e salubre, dal territorio ameno, solo in parte contaminato e frammentato.
L’edificio, o meglio la quasi rovina esistente, è semplice e gode di un panorama particolare. È connotato dal corpo edilizio principale, dal fienile aperto verso sud, dal ballatoio e dal corpo accessorio verso nord che si adagia sul declivio retrostante. È inserito in un paesaggio ricco di montagne e colline, di prati e boschi, di abeti e castagni e betulle; un paesaggio con qualche episodio antropico che corre nei limiti fissati dalla rude e spezzettata colma del Monbarone alla dolce e lineare Serra morenica, che separa il Biellese dal Torinese.
Con questi ingredienti ci siamo misurati-scontrati-suggestionati. A questi ingredienti abbiamo mescolato le richieste del committente, uomo sensibile alla terra e alle tradizioni dei luoghi. Desiderava una nuova autorimessa per le autovetture, una nuova cantina, una nuova zona notte “privata”, autonoma e separata dal resto della casa, un sistema di riscaldamento fondato sulla geo-termia, un sistema di coibentazione “a cappotto esterno”. Se molti desideri sono sembrati stimolanti e utili, la richiesta del cappotto esterno (senza possibilità di alternative, per l’impossibilità di ridurre le limitate superfici utili interne) ha impedito di rappresentare il senso di non-finito dell’edificio esistente, senso che avremmo voluto conservare e che oggi è celato dalla nettezza dei nuovi spigoli e delle nuove superfici. Per fortuna lo abbiamo persuaso a migliorare il rapporto con il declivio retrostante, attraverso il tetto praticabile dell’autorimessa, a incrementare il dialogo con la natura, attraverso nuove finestre e vaste superfici vetrate, a portare la luce del sole nelle zone interrate e oscure della casa, attraverso lucernari, cavedi e cartelle, ad applicare le tecnologie sostenibili con buon senso e ponderatezza. Gli abbiamo suggerito di usare materiali tradizionali (legno di rovere, pietra di Luserna, intonaco a base calce), impiegati in maniera sintetica-astratta-innovativa, di costruire un nuovo camino, per scaldare, mediante il ri-circolo forzato di acqua calda, non solo il soggiorno e la sala da pranzo del piano terra ma anche la nuova biblioteca del piano primo, situata al posto dell’antico fienile. Immaginiamo Maurice, lì, ad abitare la sua casa, insinuata nel paesaggio che muta nel tempo e con il tempo. Lo immaginiamo nella sua biblioteca a vedere e a essere visto.