Quarta di copertina
Roberto Gabetti e Aimaro Isola: un segno sui traguardi dello scrivere-disegnare-insegnare-progettare. Nello studio di via Sacchi, a Torino, e nel Castello del Valentino, Facoltà di architettura del Politecnico, hanno misurato gli orizzonti del secondo Novecento, certezze e illusioni, scatti di nuove democrazie, mobilità dei sistemi architettura. Di qui il paesaggio aperto da Roberto Gabetti (1925-2000) e Aimaro Isola (1928). Di qui i pensieri per la Bottega d’Erasmo, Torino (1953-1956), le svolte per il Palazzo Uffici della Snam, San Donato M.se (1985-1992), gli Uffici Giudiziari, Alba (1982-1987), il Museo d’Antichità, Torino (1982-1998): esplorazione libera e stacco di progetti cresciuti nel quadro storico, diramato dall’affinità delle idee, indirizzo dell’amato Diderot nello specchio europeo del loro Piemonte. Piemonte molto amato, dove ogni architettura è capitolo di storia e tecnica affrontate con dialogo ironico. Sopra ogni cosa il confronto meditato con i modi di vivere.
Cesare Piva studia due progetti dedicati al Santuario di Oropa (1962-1964) e alla Residenziale Ovest per l’Olivetti, Ivrea (1968-1971). Pagine 2010: si nutrono dell’analisi di fronte ai problemi dell’esperienza dell’abitare, stratificano ricordi e ricerche, e molto archivio. Intrecciano emozioni e rilievi di fronte all’attenzione di Gabetti & Isola, al loro misurare direzioni imprevedibili, l’operare che diviene paesaggio nell’orizzonte di punti-luce, autobiografia e progetto. Accanto a quel profilo robusto, la lettura lega altri capitoli e confronti, avviati da Piva con Conversazioni sull’architettura. Il mestiere (2001) e con il catalogo per la mostra Paesaggi Piemontesi (2008). Il tassello indirizzato a Le colline Gabetti & Isola affronta proposte e paradossi, cronologie e salti difficili: filo conduttore la memoria di colloqui e conversazioni con gli architetti-maestri, il loro humour, il piacere di meditare, prove di un disegno sensibile, campo costruito di percezioni. Di qui l’orizzonte aperto da Gabetti & Isola, la loro terra sorprendente, memoria creativa e architettura dell’abitare, nuova attitudine a “pensare e costruire case e natura ancora da vivere”.
Andreina Griseri